Acer lancia l’avvertimento: le difficoltà di approvvigionamento di chip incideranno sulla produzione
Acer avverte che le attuali difficoltà di approvvigionamento di chip dovute all’insufficienza di silicio a livello globale avranno importanti ripercussioni sulla produzione di laptop almeno fino al prossimo anno.
Acer è l’ultima delle società high-tech ad aver lanciato un avvertimento sull’effetto che l’attuale situazione di crisi dei chip ha sul mercato dei portatili.
La taiwanese Acer è il sesto maggiore produttore di PC al mondo e uno dei suoi senior executive ha lanciato l’allarme su possibili aumenti dei prezzi e di ritardi nella produzione di laptop fino almeno il prossimo anno.
E Acer non è l’unica voce a sostenere questa previsione. Il mese scorso, Micheal Dell, CEO e fondatore della Dell Technologies, terzo produttore di computer al mondo, ha comunicato che l’attuale situazione di insufficienza di chip potrebbe non risolversi presto e, anzi, potrebbe impiegare qualche anno a rientrare completamente.
Problemi di produzione
Acer ha quindi ora aggiunto la propria voce alle preoccupazioni espresse anche da altre multinazionali dell’high-tech, dopo che la co-direttrice operativa del gruppo, Tiffany Huang, la settimana scorsa ha raccontato al Guardian Australia che i prezzi dei dispositivi potrebbero aumentare e che attualmente Acer riesce a evadere solo metà degli ordini che riceve a livello globale.
La co-direttrice ha poi commentato che l’attuale difficoltà di approvvigionamento chip che tutto il mondo sta affrontando continuerà ad impattare “duramente” le capacità di produzione di computer almeno fino al primo o secondo trimestre dell’anno prossimo.
“Il settore continuerà ad essere rallentato almeno fino al primo o secondo trimestre del prossimo anno” avrebbe detto la co-direttrice, sostenendo poi che la pandemia da COVID avrebbe inasprito la già critica situazione perché improvvisamente molte persone si sono trovate a dover lavorare da casa. “Stiamo affrontando un momento in cui siamo duramente colpiti dalle difficoltà di approvvigionamento. Il punto non è più di lavorare per assicurarsi che ogni famiglia abbia a disposizione un computer da utilizzare, adesso tutti hanno bisogno del proprio computer per lavorare o studiare”.
Ha poi concluso dicendo “ora come ora riusciamo ad evadere solo metà degli ordini che ci arrivano a livello globale”.
Inoltre, secondo quanto riportato, la Huang avrebbe richiesto alla Acer di destinare maggiori risorse al portfolio prodotti per la didattica rispetto a quelli per il gaming – peraltro, settore dell’azienda in crescita.
“L’anno scorso e quest’anno abbiamo consegnato milioni di dispositivi per la didattica. E questo perché crediamo saldamente che le persone abbiano diritto a continuare a vivere e a studiare”.
L’avvertimento degli esperti
Acer ha tutto il diritto di essere preoccupata.
La Forrester Research ha di recente comunicato il timore che la grave situazione di approvvigionamento possa prolungarsi a tutto il 2022 fino ad arrivare al 2023.
Inoltre, Gartner, nel suo ultimo rapporto, avrebbe stimato che l’insufficienza di chip durerà fino al secondo trimestre del 2022, con la conseguenza di prezzi rialzati per alcuni prodotti.
“Ci troviamo nella più grave situazione di difficoltà di approvvigionamento”, ha commentato Ben Lee, senior principal analyst della Gartner, sulla crisi dei semi-conduttori. “Per altri componenti, il prezzo è in costante crescita da due o tre trimestri”.
“Questo vuol dire che i clienti dovranno pagare di più perché non ci sono abbastanza pezzi, soprattutto se parliamo di prodotti particolarmente in voga attualmente come portatili e tablet”, ha poi commentato Lee.
Attuale crisi dei chip
La crisi dei chip è il risultato di una tempesta perfetta di eventi, ovvero l’impennata nella domanda di dispositivi elettronici per i lockdown imposti dal coronavirus, le sanzioni americane contro le società di high-tech cinesi e la grave siccità che sta colpendo Taiwan, altro fattore che sta ulteriormente rallentando la produzione.
Le difficoltà di approvvigionamento chip, però, rappresentano un grosso problema non solo per l’industria dei PC, ma anche per il settore automobilistico e per i produttori di elettronica.
Gli Stati Uniti stanno provando ad aprire nuovi centri per la produzione di chip e stanno valutando di nominare un “responsabile capo della produzione” alla Casa Bianca per prioritizzare la base produttiva americana.
Va ricordato che il presidente americano Joe Biden lo scorso febbraio ha firmato un ordine esecutivo proprio per affrontare la sempre più pesante mancanza di quattro prodotti cruciali: chip semiconduttori, batterie per veicoli elettrici e minerali rari.
Il presidente Biden ha anche annunciato che avrebbe destinato 37 miliardi di dollari come fondo per “potenziare” la produzione di chip negli Stati Uniti e per ridurre la dipendenza dal mercato asiatico.