Airbnb sospende tutte le operazioni in Russia e Bielorussia
La società di affitti temporanei Airbnb si è di recente unita al gruppo delle imprese che hanno deciso di interrompere ogni legame con la Russia e i suoi alleati, sospensione che interesserà circa 90.000 proprietà
Airbnb ha deciso di sospendere tutte le proprie operazioni in Russia e Bielorussia, e questa è solo l’ultima in ordine cronologico tra le società tecnologiche di tutto il mondo ad adottare queste misure nei confronti delle due nazioni, che di fatto si trovano in una posizione sempre più isolata.
La misura è stata comunicata lo scorso giovedì su Twitter dal CEO di Airbnb, Brian Chesky, in cui annunciava che “Airbnb sospenderà tutte le proprie operazioni in Russia e Bielorussia”.
E le intenzioni della società non finiscono qui. Airbnb sta infatti lavorando a fianco dei propri host per garantire un posto dove stare a donne e bambini in fuga dal conflitto.
Aiuto agli sfollati
Stando ai calcoli del gigante degli affitti brevi, la decisione di interrompere l’attività in Russia e Bielorussia non inciderà particolarmente sul bilancio della società, ma di certo aumenterà il peso economico ai danni della popolazione russa.
Secondo i dati della società di analisi di mercato AirDNA, si stima che in Russia le strutture presenti sulla piattaforma di affitti siano 90.000.
Inoltre, lo stesso Chesky ha rivelato di essere all’opera per trovare alloggi che possano ospitare fino a 100.000 sfollati ucraini, completamente a titolo gratuito.
È dunque alla ricerca di host in Polonia, Germania, Ungheria e Romania che siano disposti a collaborare e che potranno manifestare la propria disponibilità contattando Airbnb.org. Inoltre, per chiunque sia intenzionato a dare una mano al popolo ucraino, è possibile inviare donazioni da tutto il mondo.
Parallelamente, sembra che gli utenti di Airbnb abbiano autonomamente iniziato a prenotare soggiorni in Ucraina senza però l’intenzione di recarvisi effettivamente. L’intento alla base è fornire aiuto economico agli host ucraini all’interno del paese e mandare il segnale che il mondo è vicino alla popolazione ucraina in questo delicato momento di bisogno.
Una Russia sempre più esclusa
Airbnb è solo l’ultima in termini cronologici a ritirare i propri servizi o prodotti dalla Russia. E il fenomeno non riguarda solo il mondo della tecnologia o della finanza.
Giovedì scorso, il gigante dell’arredamento Ikea ha comunicato che avrebbe chiuso tutti i propri punti vendita in Russia e che avrebbe smesso di rifornirsi di materiali dalla Russia e dalla Bielorussia.
Questa azione segue l’esempio lanciato da Apple, M&S, Burberry, Netflix, Mercedes-Benz Group, Ford e BMW che hanno tutte deciso di sospendere qualsiasi operazione commerciale in Russia come conseguenza dell’invasione dell’Ucraina.
Anche le case di produzione Warner Brothers, Disney e Sony hanno ritirato l’uscita di prodotti cinematografici in Russia, nel tentativo di isolare sempre di più il regime messo in piedi dal presidente Putin.